ROCK’N’ROLL TERRORIST [1982]

Intro

La mattina del 20 gennaio 1983, un furgone che stava viaggiando sull’autostrada a nord di Vancouver fu costretto a rallentare a causa dei lavori di ampliamento della carreggiata all’altezza della cittadina di Squamish.

Dopo qualche decina di metri, uno degli addetti ai lavori si mise in mezzo al pezzo di strada transitabile e fece cenno al furgone di fermarsi.

Quel che successe in seguito fu, in realtà, questione di pochi istanti. Gli operai estrassero le armi che tenevano nascoste e, in pochi secondi, aprirono le porte dell’automezzo immobilizzando gli occupanti senza che questi avessero la possibilità di reagire in qualche modo.

I ragazzi vennero messi a terra e ammanettati con le mani dietro la schiena.

Gli addetti ai lavori stradali erano, in realtà, uomini della squadra speciale della Royal Canadian Mounted Police (R.C.M.P.).

Gli occupanti del furgone, in tutto cinque, i presunti appartenenti al gruppo terroristico che, nel corso delle sue azioni, si era firmato con i nomi di Direct Action e Wimmen’s Fire Brigade.

I giovani, dell’età compresa tra i 19 e i ? anni, si chiamavano Ann Hansen, Brent Taylor, Juliet Caroline Belmas, Doug Stewart e Gerald Hannah.

*

One,Two, Three, Four!

Una notte di qualche anno prima, esattamente quella del 1º luglio 1978, Gerald “Genny” Hannah attaccava il suo basso all’amplificatore. L’emozione del primo concerto se ne andata in parte a forza di birre.

La band, una delle prime punk band del Canada, si era data il nome di The Subhumans e tutti, se si esclude il cantante, erano alla prima volta su un palco.

Si trattava del raduno annuale anarchico denominato “anti-Canada Day”, che si teneva a Vancouver, nello Stanley Park.

I membri dei Subhumans, per l’occasione, si erano dati dei soprannomi in perfetto stile punk: Wimpy, per la voce del gruppo Brian Ray Globe, Normal, per il chitarrista Mike Graham, Dimuit, per il batterista Ken Montgomery, e Useless, per Gerry Hannah al basso.

Davanti ad anarchici, punks ed esterrefatti poliziotti che controllavano da lontano gli eventi, Brian Ray, un giovanotto dall’aria solitamente tranquilla, al grido di “One, Two, Three, Four!”, si tolse la camicia ed iniziò ad abbaiare testi incomprensibili per i più.

Uccidi i Malatoidi, o morirai.

Sono ricchi. Pensano di avere il potere

di camminarti sulla faccia,

leccano i tuoi stivali …

Ribellati a loro!”

[Death to the Sickoids, primo singolo dei The Subhumans, 1978, autoprodotto]

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Do It Yourself

Il, per così dire, successo al “anti-Canada Day” spinse i Subhumans ad incidere il loro primo singolo, Death to the Sickoids, con Oh Canaduh! sull’altro lato del disco.

Da qualche tempo e in certi ambienti, esisteva qualcosa di elettrizzante nell’aria . un’attitudine, un sentimento, una musica, un’onda che andava in senso opposto all’esistente – una fiducia e un’incoscienza …

D.I.Y. – Do It Yourself

The Subhumans erano figlie, allo stesso tempo, creatori di una scena alternativa, fortemente influenzata da ciò che avveniva negli Stati Uniti.

A Vancouver, già da un anno si stava costruendo qualcosa. Movimenti di protesta spontanei, riviste autoprodotte, bands di sudicio rock’roll – un calderone esplosivo che riuniva ribelli, disperati, idealisti e artisti vari, sfociando in luoghi parole suoni azioni …

Dopo aver sostituito il batterista con Jim Imagawa, i Subhumans diedero alla luce un EP ed il singolo Firing Squad con un-etichetta locale, la Quintessence Records.

Nel 1981, dopo aver registrato il loro primo album, Incorrect Thoughs, la band partiva per un lunghissimo ed estenuante tour in Canada e negli States, che li portò a suonare con band del calibro di Black Flag, Hüsker Dü, Minor Threat, Dead Kennedys, X e Bad Brains.

Sono i peggiori animali che io abbia mai visto in vita mia.

[Proprietario della Hall, dopo un concerto dei Subhumans interrotto dalla polizia]

Al ritorno dalla tournée, Gerry spariva misteriosamente nel nulla, così che il gruppo fu costretto a cercare un nuovo bassista insieme ad un nuovo batterista, dato che anche Jim aveva rinunciato.

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Into the Wild

Che fine aveva fatto Gerry?

Gerry aveva scelto la via della militanza più radicale e della clandestinità insieme alla sua ragazza di allora, la diciassettenne Juliet Caroline Belmas, conosciuta nella scena punk di Vancouver.

Con Ann Hansen, Brent Taylor, studenti universitari, e Doug Stewart, elettricista, si erano conosciuti anni prima durante ai concerti punk e alle manifestazioni a difesa dell’ambiente, contro la corsa agli armamenti, a favore dei diritti delle minoranze a cavallo tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta.

Manifestazioni che, come da tradizione in Canada, erano del tutto pacifiche-

Manifestazioni che, puntualmente, non spostavano di una virgola l’ordine e l’andazzo esistenti e che lasciano frustati una quantità di giovani che avevano cominciato a guardarsi attorno per agire in modo differente.

Tra questi i nostri cinque, in particolare Ann che, dopo aver studiato scienze politiche nell’università di Waterloo, nel 1979, aveva viaggiato in Europa per conto della facoltà per studiare l’esperienza del gruppo armato tedesco Rote Arme Fraktion (R.A.F.) e che, durante il suo soggiorno a Parigi, era entrata in contatto con l’effervescente movimento anarchico e dell’autonomia.

Al suo ritorno dall’Europa, con le idee un po’ più chiare, Ann si era impegnata nel movimento per l’abolizione delle carceri e nel gruppo Bulldozer di Toronto che, insieme ad altri simili come Resistance e Open Road, appoggiavano, supportavano e sostenevano i gruppi dediti alla lotta armata negli Stati Uniti come i Weathermen, la George Jackson Brigade o singoli attivisti anarchici perseguitati dalla repressione, come Bill Dunne e Giddins di Seattle.

Non abbiamo mai affermato esplicitamente di essere anarchici. Ma nemmeno abbiamo mai negato di esserlo.

Il nostro anarchismo nasceva dalla pratica piuttosto che dalla teoria o dalla storia.”

Le prime azioni del gruppo, che si firmerà Direct Action, furono la devastazione degli uffici centrali della compagnia mineraria Amax e quella degli uffici del British Columbia Ministry of Environment, effettuati in ottica di ambientalismo radicale che, almeno in Canada, era una novità assoluta.

In seguito a questi due atti, il gruppo si divise. Gerry e Juliet se ne andarono a rifugiarsi nelle Rocky Mountains, mentre Ann, Brent e Doug restarono in città, radicalizzando ancora di più la loro attività, vivendo di furti e di rapine, rubando esplosivi ed armi che, poi, andavano a provare in una zona deserta a nord di Vancouver.

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Time Bomb

Il 30 maggio del 1982, avvenne quello che i giornali definirono come il primo attentato terroristico nella storia del paese.

Le esplosioni, quattro per la precisione, colpirono i lavori quasi terminati della sottostazione di Cheekaye-Dunsmuir, opera infrastrutturale imprescindibile per il progetto di industrializzazione di Vancouver Island, oggetto ai tempi di numerose quanto infruttuose proteste pacifiste degli abitanti e dei movimenti ecologisti.

L’attentato provocò 5 milioni di dollari di danni oltre che un notevole ritardo ai lavori.

Rifiutiamo la distruzione dell’ecosistema e l’oppressione sull’uomo insita nelle società industriali occidentali e nei regimi comunisti dell’est.

Ci opponiamo anche all’oppressione derivante dai sistemi economici e politici di tutto il mondo che si basano sul potere e sul profitto.

Dobbiamo fare di questo un luogo insicuro e instabile per i capitalisti e i loro progetti. Questo è il miglior contributo che possiamo dare per la difesa della terra e alla lotta per una società liberata.”

[Comunicato a firma Direct Action]

Dopo l’attentato, i cinque si rincontrarono e decisero tutti insieme di trasferirsi a Toronto.

Il loro obbiettivo era la Litton Industries a Rexdale, a nord ovest della capitale dell’Ontario, stabilimento in cui si costruivano i sistemi di guida dei missili da crociera Cruise.

*

The Cruise

La cosa era semplice: guidare un furgone rubato carico di dinamite attraverso il cancello della Litton e parcheggiare di fronte al palazzo, lasciare il furgone e, dopo 35 minuti, l’esplosione del furgone.”

Il furgone rubato conteneva circa 550 kg di dinamite e, il 30 maggio, venne effettivamente parcheggiato ma, in seguito, qualche cosa non andò per il verso giusto.

Un minuto dopo aver lasciato il mezzo, Juliet telefonò alla postazione degli addetti alla sicurezza avvertendo del pericolo, affinché si evacuasse l’impianto senza indugi.

Per essere più chiari, il gruppo aveva anche lasciato un messaggio sul cofano insieme ad un candelotto di dinamite.

Ma gli uomini della sicurezza della Litton non presero sul serio l’avvertimento e preferirono aspettare l’arrivo della polizia prima di ordinare l’evacuazione.

L’autobomba esplose così mentre l’operazione era in pieno svolgimento anche perché, per qualche difetto di programmazione, la deflagrazione si produsse dodici minuti prima del previsto.

I feriti furono una decina tra i lavoratori che cercavano di guadagnare l’uscita ma, fortunatamente, non ci fu nessuna vittima.

Il comunicato a firma Direct Action del giorno dopo fu in qualche modo di scuse per i danni alle persone e per gli errori di valutazione, in special modo per quanto riguardava la quantità di esplosivo impiegata e per la poca prontezza della security. Con dovizia di particolari si descriveva ciò che era accaduto ma alla fine si ribadiva la giustezza delle intenzioni e della lotta in generale.

Il gruppo scelse opportunamente di cambiare aria e di tornare alle più conosciute e sicure strade di Vancouver.

In verità, i cinque erano già stati individuati dalla R.C.M.P. ma, come venne alla luce in seguito, per qualche strano motivo, vennero lasciati liberi di agire per un altro breve periodo di tempo.

Nella notte del 22 novembre di quello stesso anno, tre negozi della catena di video pornografici Red Hot Video venivano distrutti da artefatti incendiari.

La catena in questione era stata in passato contestata per diffondere video con violenze e stupri su donne e bambini, i famosi snuff.

Il comunicato che ne rivendicava la maternità veniva firmato dalla Wimmen’s Fire Brigade, che alte non erano poi che le donne di Direct Action.

Fatto sta che, a seguito di questa azione, la Red Hot Video venne pesantemente sanzionata e venne ratificato il divieto di vendere e affittare video snuff.

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The Trial

Il processo fu uno dei più seguiti in Canada in quegli anni.

Per la stampa mainstream, i ragazzi, ed il caso ingenerale, vennero definiti come Squamish Five, dal luogo del loro arresto, e considerati terroristi da condannare alle pene più pesanti, dei corpi estranei al modus vivendi tipico canadese.

A quanto la polizia dichiarò in seguito, la banda, prima del suo provvidenziale arresto, era in procinto di trasferirsi dalle parti dell’est per portare a termine due azioni: sabotare la nave da esplorazione Terry Fox, che stava per partire per una missione nel Mar Artico, e la distruzione di aerei da combattimento nella base aerea militare di Cold Lake.

Tra il maggio ed il giugno del 1983, furono pronunciate le sentenze di condanna che, come era da prevedere, furono durissime.

Si andava da sei anni per Doug Stewart, che non era coinvolto nell’attentato alla Litton, fino al carcere a vita per Ann Hansen, passando per i dieci anni a Gerry Hannah, i venti per la sua compagna Juliet Belmas e i ventidue per Brent Taylor, considerato la mente della banda.

Ma, per qualcuno, non era ancora finita …

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Punk’s not dead

La campagna per la liberazione di quelli che, per il movimento alternativo, erano semplicemente i Vancouver Five andò avanti per anni, sostenuta per lo più dalla scena punk nordamericana.

Band come i Dead Kennedys organizzarono concerti e manifestazioni per raccogliere i fondi necessari alla difesa legale e alla propaganda del comitato di sostegno “Free the Five”.

Una parte importante in questo ruolo, la ebbe anche la famosa ‘zine punk MaximumRocknRoll che, tra l’altro, annovera tra le sue pagine gli scritti dal carcere di Gerry Hannah in qualità di collaboratore.

Queste persone, colpevoli o no … rappresentano la lotta di classe che si sta svolgendo in tutto il mondo. E rappresentano la parte che … difende la vita e il futuro di tutti. La domanda che dovrebbe essere fatta a tutti gli altri è: perché non siete con loro?”

[Intervista a Joey Shithead, cantante e chitarrista dei D.O.A., altra storica punk band di Vancouver]

I cinque uscirono tutti prima della scadenza delle loro rispettive condanne, compresa Ann, che era stata condannata all’ergastolo.

Gerry, l’ex bassista dei Subhumans, scontò effettivamente cinque anni, durante i quali trovò il tempo di comporre anche due album solisti.

I Subhumans si riformarono una prima volta per breve tempo nel 1995, con Gerry ed il cantante Brian (che nel frattempo aveva suonato il basso nei D.O.A.) e, poi, una seconda volta, anche con Mike alla chitarra, nel 2005, incidendo un nuovo album per l’etichetta indipendente Alternative Tentacles dell’ex cantante dei Dead Kennedys, Jello Biafra.

Nessuno dei cinque protagonisti della vicenda ha mai rinnegato la propria esperienza, anche se, in interviste o in libri autobiografici, sono arrivati a rileggerla con un critico senno di poi.

Immaturità, errori di valutazione, fretta, inesperienza, questo sì, ma, senza rinnegare niente.